A voce alta - La forza della parola. Per un progetto di eloquenza a scuola
di Vincenzo Palermo
Nella scuola di oggi manca, tra i laboratori proposti e i progetti messi a punto per favorire empatia e condivisione, una gara annuale di eloquenza che sia in grado di educare l’alunno alla “bella parola” e, contemporaneamente, attivare in lui la capacità di saper attrarre l’altro attraverso il fascino del discorso argomentativo.
L’occasione di attivare in aula un progetto simile mi è scaturita dalla riflessione esistenzialista portata avanti dal cineasta scandinavo Ingmar Bergman a proposito dell’opera d’arte come specchio nel quale si riflette la grandezza narcisistica del genio. Il regista svedese è stato il primo cantore e il primo enunciatore della propria opera, falsificatore compulsivo della propria e delle altrui storie, capace di orientare in certi casi il giudizio critico delle sue opere e portarlo ad una dimensione riduzionista e contestualista; parametrato cioè ad un’analisi che tenga conto del contesto socio-culturale nel quale è germinato e ha preso forma il suo lavoro.