Leggere… piacere infinito

di Michela Agazzani

 

Leggere, piacere infinito…per chi? Virginia Wolf scriveva:“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”. Ma quante Virginie ci sono tra i nostri alunni e alunne? Quante Virginie possiamo noi fare sbocciare attraverso il nostro insegnamento? In particolare, attraverso l’educazione alla lettura? Se lettori non si nasce, allora lo si diventa, o meglio, lo si impara ad essere nel corso del tempo in alcuni contesti elettivi, la famiglia e la scuola.

L’educazione alla lettura parte, infatti, da lontano, da quei momenti in cui i genitori prendono vicino a sé i propri figli e leggono loro ad alta voce, con tono affettuosamente suadente, le loro storie preferite, forse sempre quelle ma, nel ripetersi, sempre più confortanti e familiari. Continua, poi, all’infanzia e alla primaria con attività coinvolgenti che spesso i bambini riferiscono a casa con entusiasmo e gioia. In quest’arco di tempo qualcosa, tuttavia, cambia: prima, all’infanzia, la lettura è solo puro ascolto; dopo, alla primaria, iniziando a leggere, diventa impegno personale, voglia e curiosità di mettersi lì, da soli, a far continuare quella magia della narrazione che gli adulti di riferimento, familiari e maestri, hanno fatto assaporare (“…abbiamo meravigliosamente stimolato il loro appetito di lettore…”, D. Pennac, Come un romanzo, ed. Feltrinelli, 1993, pag. 14; altre volte si farà riferimento a questo testo segnalando tra parentesi la pagina o le pagine da cui si è tratta la citazione).

 

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